Le 3 dame di Amalfi

Nell’immaginario collettivo la storia d’Amalfi appare popolata di marinai e di mercanti. Ma dietro le quinte c’è sempre qualche figura femminile, che qui come altrove riesce a condire di mistero e di fascino le vicende storiche, illeggiadrendole e trasfigurandole in vero e proprio mito.

Tre sono le belle del Ducato, fiorite in epoca rinascimentale e il cui tenero ricordo ?ancora vivo: la principessa Costanza d’Avalos la contessa Lucrezia d’Alagno e la duchessa Giovanna d’Aragona. Donna di eccezionale bellezza e di grandi virtù Costanza andò in sposa ad Alfonso II Piccolomini, duca d’Amalfi e figlio della sfortunata Giovanna d’Aragona di cui ci occuperemo più avanti.
In assenza dei marito resse il ducato con grande e “virile senno”, tanto da meritarsi il titolo di principessa, che Carlo V le conferì alla morte dei congiunto. Fine poetessa, ella seppe trasformare Amalfi nel sec.XVI in un importantissimo centro di cultura. Dei suoi sette figli ricordiamo Innico, morto e sepolto a Roma nella chiesa di S.Maria dei Popolo.

Lucrezia, invece, visse lungamente coi padre Niccolò a Napoli, dove ebbe modo di frequentare re Alfonso V d’Aragona. Notoriamente sensibile al fascino femminile costui non tardò ad invaghirsi della bella amalfitana fino a concederle il titolo di contessa. L’ambiziosa Lucrezia, assai maliziosa e intrigante, tentò finanche di indurre il re al divorzio dalla moglie Maria di Castiglia.
Ma il dovere di stato riuscì a prevalere sulle lusinghe della contessa, costretta ad accontentarsi dei ruolo di “favorita” in una relazione clandestina intensissima e che durò sino alla morte dei re, nel 1458. Ad Alfonso succedette il figlio Ferdinando e la scena mutò subito a danno della contessa, che fu allontanata dal “palazzo”. Non per questo l’ardore amoroso di Lucrezia cessò Altri appassionati amanti poterono godere della sua prorompente femminilità e della sua inestinguibile carica di “donna fatale”.

E veniamo a Giovanna d’Aragona, donna di straordinaria bellezza, effigiata dal grande Raffaello in un famoso dipinto, tuttora custodito al Louvre di Parigi. Costei andò in sposa ad Alfonso I Piccolomini, duca d’Amalfi, sul finire del XV secolo. Rimasta presto vedova, dopo la nascita dei primogenito, secondo il volere dei fratelli, di cui uno Cardinale, non avrebbe dovuto convolare a nuove nozze ma dedicarsi alla cura dei suoi beni, piuttosto cospicui, con l’aiuto di un maggiordomo, Antonio Bologna, persona distinta e fidata.
Ma, come si suoi dire, il diavolo ci mise la coda e fra i due nacque una tenera relazione sentimentale. I due innamorati, con l’aiuto di un amico, frate cappuccino, convolarono a giuste quanto segrete nozze. In piena clandestinità (oh quanto frequenti furono gli amori galeotti a quei tempi!) vennero alla luce tre figli. Passò del tempo e Giovanna, convinta di non aver fatto niente di male, confessò tutto al fratello cardinale. Non l’avesse mai fatto! L’alto prelato, infuriatissimo, decise di punirla della disubbidienza in modo non dei tutto cristiano (misericordia e perdono sono virtù da “predicare” affinché altri li possano praticare!), condannandola a morte assieme alla sua innocente prole.

La duchessa fu arrestata e rinchiusa con i tre figli in quella prigione che si eleva alta e superba sull’abitato di Amalfi: la torre dello Ziro Qui i condannati furono atrocemente bruciati vivi. Lo sposo morganatico Antonio Bologna venne, invece, “giustiziato” da un sicario, pugnalatore a tradimento su commissione dello stesso, spietato Cardinale. Questa drammatica vicenda ha ispirato allo scrittore Matteo Maria Bandello una novella, a sua volta ripresa in due famose tragedie: “The Duchess of Amalfi”, di John Febster, autore inglese contemporaneo di Shakespeare e “El Mayordomo de la Duquesa de Amalfi” dello spagnolo Felix Lope de Verga.

Ma l’ispirazione più grande, non per una “piece” di teatro bensì per una performance dal vivo, ? quella che prende gli innamorati che si recano in pellegrinaggio sulle tracce misteriose di Giovanna. Partire da Pontone percorrere un sentiero annegato nel verde dei pini e dei ginepri, avvertire la presenza della Duchessa innamorata, aleggiante sui ruderi sbocconcellati della Torre dello Ziro.

La Duchessa Giovanna D’ Aragona

Lucrezia d’ Alagno

La principessa Costanza d’ Avalos

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Ultimo aggiornamento

11 Febbraio 2021, 13:40